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Let me bleed

Non poter riposare durante le mestruazioni è una violazione dei diritti umani (e fa invecchiare il paese)

L'immagine è di Lily Murphy Johnson, un'artista che rappresenta il sangue mestruale sotto forma di preziosi gioielli.

I dati sulla natalità in Italia stanno creando un vero e proprio “allarme estinzione” per rispondere al quale si invocano misure drastiche.

Tali misure devono prendere ispirazione dai paesi dove la maternità delle donne lavoratrici è considerata un valore e tutelata, con congedi e servizi adeguati. E questo è certamente imprescindibile.

Nessuno però ha mai tirato in ballo la questione del ciclo: eppure la Natura matrigna, nella sua infinita malvagità, ha deciso di basare la riproduzione umana proprio su questo processo bizzarro, sicuramente complesso ed estremamente sofisticato. Un sistema delicato e sensibile allo stress, che se prolungato danneggia l’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie su cui si basa l’armonia del ciclo mestruale: le ghiandole surrenali secernono troppo cortisolo, che entra in competizione con gli ormoni sessuali (estrogeni, progesterone, testosterone), a tal punto da giungere a bloccare il ciclo. Ovviamente ciclo non funzionante o malfunzionante significa calo della fertilità.

Potremmo guardare alla mestruazione come ad un sintomo di vitalità per l’organismo: il ciclo scompare se perdiamo troppo peso (è uno dei sintomi che fanno diagnosticare l’anoressia) o in situazioni difficili (ad esempio accade alle detenute, anche se mangiano a sufficienza). In questi casi il corpo ti protegge da una gravidanza, perché non potresti sostenerla. Amenorrea (assenza totale del ciclo) o dismenorrea (ciclo molto irregolare), sono però comprese anche nel pacchetto delle sindromi “del benessere” causate da una vita dai ritmi insostenibili.

La legge italiana sulla sicurezza dei lavoratori si basa sulla definizione di salute dettata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o di infermità”. Secondo questa definizione, dato che in Italia non esiste un congedo mestruale (se ne è molto parlato, ma non siamo riuscite a passare ai fatti), la legge non tutela la donna. Eppure la proposta presentata in Parlamento nella scorsa primavera era disegnata bene: per garantire che il congedo non diventasse un deterrente per le assunzioni, era previsto di recuperare le ore di lavoro nelle giornate successive. In questo modo l’azienda non avrebbe registrato alcun calo della produttività, né alcun costo aggiuntivo. In Giappone il congedo mestruale esiste già dal 1947 e la Nike lo ha introdotto per le sue dipendenti 10 anni fa. Tra gli esempi positivi c’è la Coexist, un’azienda di Bristol che, dopo due anni di sperimentazione, ha constatato che le donne dopo essersi concesse questa pausa sono tre volte più produttive.

Lasciateci sanguinare in pace, dunque: produrremo e ci riprodurremo di più e più felicemente!

Che ne pensi? Il congedo mestruale ti sembra una buona idea? Ne usufruiresti? Lascia qui il tuo commento!

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